L’area archeologica del sepolcro degli Scipioni si trova lungo il tratto urbano della via Appia Antica, all’interno delle Mura Aureliane, prima della Porta S. Sebastiano.

 La prima notizia del ritrovamento risale al 1614, ma la vera e propria scoperta risale al 1780, quando due fratelli, i sacerdoti Sassi, proprietari della vigna soprastante, allargando la cantina della loro casa trovarono un ingresso al sepolcro. Tutto quello che era iscritto o figurato fu portato nei Musei Vaticani, ma il sepolcro, in quegli anni, divenne meta abituale per molti studiosi e visitatori che compivano il “grand tour” di Roma.


Tra il 1926 e il 1929 l’area, già acquisita dal Comune di Roma, fu oggetto di un’ampia campagna di scavi, restauri e sistemazioni per aprire l’area al pubblico, compresa la realizzazione di un Parco (Parco degli Scipioni) nell’area retrostante, verso la via Latina.

     


I membri della gens Cornelia, di cui gli Scipioni costituivano soltanto uno dei molteplici rami, avevano ricoperto importanti incarichi pubblici sin dagli inizi del V secolo a. C. La costruzione, nei primi decenni del III secolo a.C., di un sepolcro monumentale che contenesse le spoglie dell’illustre famiglia senatoria, si deve al capostipite della famiglia degli Scipioni, Lucio Cornelio Scipione Barbato, console del 298 a.C., il cui sarcofago, elegantemente decorato e iscritto, si trovava di fronte all’ingresso, sul fondo del monumento.


La scelta di collocare l’edificio funerario a poca distanza dalla via Appia, alla base di una collinetta che risaliva verso il tracciato della via Latina, non fu certamente casuale e indicò un preciso orientamento politico. La via Appia era stata infatti inaugurata nel 312 a.C. con lo scopo di agevolare e di sostenere l’espansione del dominio di Roma nell’Italia meridionale. Il suo costruttore, il censore Appio Claudio Cieco, era un convinto sostenitore della politica imperialistica romana, oltre a essere stato il primo importante uomo politico a dimostrare una netta inclinazione per il mondo greco. Appare dunque conseguente che la famiglia degli Scipioni, una delle più aperte alla cultura ellenizzante, abbia voluto costruire il suo monumento funerario in prossimità della nuova strada consolare, simbolo di quell’idea politica di espansione verso il mondo magnogreco sostenuta da un’importane fazione di famiglie nobili nello scenario politico di Roma in età medio-repubblicana.


Una ricca serie di iscrizioni, molto studiate, testimonia la lunga storia del sepolcro e degli Scipioni, che rivestirono le più alte cariche politiche e militari e contarono personaggi illustri come Scipione Africano Maggiore, vincitore su Annibale nella seconda guerra punica, e Scipione Emiliano, che concluse trionfalmente la terza guerra punica con la distruzione di Cartagine. Quest’ultimo, per le sue doti politiche e intellettuali, rappresentò un modello per l’arte del governo nell’opera di Cicerone. Molte anche le figure femminili di rilievo nella storia di Roma, prima fra tutte Cornelia, figlia dell’Africano e madre dei famosi tribuni della plebe Tiberio e Gaio Gracco. 

Il monumento, scavato nel tufo stesso della collina, presenta una pianta quasi quadrata, con quattro grandi pilastri che lo dividono in sei gallerie: quattro che fiancheggiano i lati e due che si incrociano al centro. In fondo alla galleria centrale era collocato il sarcofago del fondatore Scipione Barbato (attualmente in copia, perché l’originale, come pure le iscrizioni dei sarcofagi degli altri membri della famiglia, si trova nei Musei Vaticani), elegantemente decorato da modanature alla base e da un fregio dorico. Le successive deposizioni occuparono tutto il resto del sepolcro: nelle pareti delle gallerie erano ricavate le nicchie destinate a contenere i sarcofagi, alcuni costruiti sul posto con lastre di tufo, altri scavati in blocchi squadrati.

Intorno al 150 a.C., forse ad opera di Scipione Emiliano, venne scavata una nuova galleria sul lato verso l’Appia, con un ingresso indipendente. Probabilmente in quest’epoca venne quindi ricostruita e ripensata la facciata, la cui parte superiore era un prospetto architettonico scandito da semicolonne, mentre il podio era decorato da affreschi figurati, di cui si conservano alcuni tratti. Su questa facciata, come ricordato da Livio, dovevano essere tre statue, tradizionalmente identificate con Publio e Lucio Scipione (l’Africano e l’Asiatico) e con il poeta Ennio, che aveva celebrato le glorie della famiglia finendo quasi con il farne parte. 

Le ultime due sepolture furono effettuate agli inizi del I secolo d.C., quando, dopo molto tempo, i Corneli Lentuli, ramo collaterale della famiglia degli Scipioni che nel frattempo si era estinta, decisero di riutilizzare il sepolcro. 

Nell’area archeologica, oltre al sepolcro degli Scipioni, sono presenti strutture che vanno dagli inizi del III secolo a.C. (epoca di costruzione del sepolcro) fino all’età tardo antica e al Medioevo, come testimonia ad esempio la presenza di una “calcara” (cioè di un vano tondeggiante scavato nel tufo e parzialmente anche negli ambienti del sepolcro, destinato alla produzione della calce mediante cottura di marmi e travertini). 

Si conservano strutture in blocchi di tufo pertinenti ad altri sepolcri di età repubblicana in vicino alla via Appia e un colombario affrescato e appena restaurato; a ridosso della collina, e sopra il sepolcro, in età imperiale venne costruito un alto edificio, forse di abitazione, conservato per un’altezza di tre piani e rimasto in vista fino ad oggi, riutilizzato come casale. A fianco di esso è un edificio sepolcrale di epoca tarda, nel quale si apre anche l’ingresso ad una piccola catacomba scavata nel tufo.

 

Durata 1 h.

Appuntamento all'ingresso del monumento in Via di Porta San Sebastiano 9; quota di adesione euro 20 a persona, incluso ingresso in esclusiva + guida. Per prenotazioni: segreteria@romoloeremo.com; 0692939974; cell. 3281640180. Pagamento in loco alla guida, in contanti.

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