La Basilica di San Pietro conserva al suo interno un prezioso gioiello, il Museo del Tesoro che custodisce preziosi oggetti di devozione nei confronti del Principe degli Apostoli, donati alla Basilica Vaticana da pontefici, fedeli, sovrani e prelati. 

Secondo la tradizione il Tesoro di San Pietro nacque per volontà dell’imperatore Costantino, il quale, dopo aver commissionato la costruzione della Basilica, volle impreziosire la sepoltura dell’Apostolo con la donazione di arredi liturgici di grande valore. 

Nel corso dei secoli il Tesoro fu oggetto di una serie di saccheggi: nell’846 ad opera dei Saraceni, nel 1527 durante il sacco di Roma e infine nel 1797 a seguito del trattato di Tolentino imposto da Napoleone a papa Pio VI, al termine dei quali pontefici e fedeli rimediarono con molteplici doni accrescendo il numero degli oggetti che coronavano il sepolcro dell’Apostolo Pietro. 

Tra le mirabili opere, oltre alle tiare papali, agli arredi sacri e alle statue, non può mancare di menzionare il celebre monumento funebre a Sisto IV realizzato dal Pollaiolo nel 1493 su commissione del cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II. Il sarcofago in bronzo, concepito in forma di catafalco, reca attorno alla figura supina del pontefice le raffigurazioni allegoriche delle virtù teologali e cardinali e delle arti liberali. 

 

 

Particolarmente degni di nota sono la Croce d’oro, donata al papa dall’imperatore Giustino II e dalla moglie, che secondo la tradizione conserva un frammento della vera croce di Cristo e che fu realizzata fondendo i preziosi gioielli della basilessa Sofia; la colonna tortile in marmo pario, databile al IV secolo, che si riteneva provenisse dal tempio di Salomone, utilizzata come modello dal Bernini per realizzare lo straordinario baldacchino bronzeo che decora l’altare maggiore della Basilica e infine il sarcofago di Giunio Basso, uno dei più antichi esempi dell’arte paleocristiana, voluto per sé dal senatore e prefetto dell’Urbe. Sui lati del monumento corrono scene tratte dalla Genesi (Peccato originale), dal Nuovo Testamento (Cristo che entra a Gerusalemme) e quelle dall’Antico Testamento che hanno valore riferito alla salvezza dell’anima (Daniele che entra nella fossa dei leoni). 

 

Fu solo agli inizi del Novecento che si concretizzò l’idea di musealizzare il Tesoro di San Pietro, allestendo due sale della Sagrestia vaticana con gli oggetti più meritevoli d’interesse dal punto di vista estetico e devozionale. Il vero e proprio museo nacque negli anni Settanta sulla scorta del nuovo interesse manifestato dal Capitolo di valorizzare l’immenso patrimonio donato alla basilica nel corso dei secoli. Il progetto fu affidato al celebre architetto Franco Minissi il quale diede vita ad un’esposizione all’avanguardia, curando l’illuminazione e la disposizione degli oggetti nelle vetrine poste al centro delle sette sale – poi divenute nove – che furono inaugurate da Paolo IV nel 1974.

 

 

 

 

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