Varcando il cancello del Parco di Santa Maria della Pietà ci si trova in una città dentro la città: molti gli edifici, alcuni ristrutturati, altri in restauro, altri ancora in stato di abbandono. Poi ci sono alberi - piante ad alto fusto come le querce, i lecci e i pini -sentieri, piazzette con panchine e fontane, e perfino una chiesa. Un vero e proprio reticolato di edifici inseriti in un parco di circa 130 ettari.

 

 

 

È l’ex manicomio di Santa Maria della Pietà.

L'istituzione del manicomio ha origini antiche. Nel 1548 per opera della Confraternita Santa Maria della Pietà, nella persona di un sacerdote sivigliano Ferrante Ruiz, venne realizzato l’Hospitale de’ poveri, forestieri et pazzi dell’Alma Città di Roma. Cambiò più volte sede e, dopo l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, la gestione del Santa Maria della Pietà fu affidata alla Provincia di Roma, che, influenzata dalla psichiatria tedesca, impose il modello di manicomio a padiglioni, con una forte omologazione dei malati.  Nacque così la costruzione del moderno manicomio provinciale di Roma a S. Onofrio in Campagna presso Monte Mario, luogo con una altitudine di 120 metri che presentava le condizioni terapeutiche ottimali per accogliere i pazienti. Il 31 maggio 1914 Re Vittorio Emanuele III inaugurò la nuova sede del Manicomio della Provincia di Roma.

L’area era suddivisa rigidamente in due, una maschile ed una femminile. I padiglioni erano riservati alle varie categorie di alienati: Osservazione, Infermeria, Tranquilli, Sudici, Semi agitati, Agitati, Prosciolti, Sorvegliati.

In posizione periferica erano collocati gli Ospedaletti per i contagiosi e per i tubercolosi, mentre in posizione centrale c’erano i servizi generali (il guardaroba, il forno, il pastificio, il macello, l’edificio necroscopico). Il padiglione della Direzione, con la sua maestosa facciata, ospitava, oltre agli uffici, una farmacia, una biblioteca, un laboratorio analisi.

 

 

 

E poi c’erano la chiesa, la cucina, la lavanderia, l’alloggio per le suore, la camera mortuaria, due portinerie, l’officina, la centrale elettrica. Una vera e propria città autosufficiente.

Nonostante le proteste che presero vita negli anni a venire, il manicomio fu chiuso definitivamente solo nel 2000, dopo la legge Basaglia, che diede di nuovo dignità ai malati chiudendo l’era della loro ghettizzazione.

I locali, di proprietà della Regione Lazio, consistono ancora oggi in un corpo centrale e circa quaranta padiglioni, il  primo dei quali è adibito a sito museale, mentre gli altri sono in uso all'Azienda Sanitaria Locale RM1 e al XIV Municipio del Comune di Roma.

Ventotto artisti hanno trasformato più della metà dei padiglioni in opere d’arte: un circuito di oltre 30 murales che prendono vita sugli edifici, si integrano con il contesto e definiscono un nuovo tipo di spazio.

Il progetto di street art “Caleidoscopio, è nato nel 2015, ideato dallo scrittore Maurizio Mequio e realizzato con la partecipazione gratuita dagli artisti di Muracci Nostri, con l’autorizzazione e il supporto della ASL Roma.

 

 

 

 

Un lavoro di oltre tre mesi in cui gli artisti, con grande sensibilità, hanno convertito, per mezzo del medium pittorico, luoghi di dolore e angoscia in una pineta libera dall’opprimente retaggio del proprio passato, capace ora di assumere nuova vita e funzioni all’interno del contesto cittadino. Gli omaggi e i riferimenti ai grandi del passato non mancano, ed è così che immersi nella natura si creano rimandi a Goya, Schifano, Sofocle, Einstein o Bacon.

Questi gli artisti: Gomez, Jerico, Atoche, X, Sgarbi, Roncaccia, Loiodice, Lommi, Durelli, Beetroot, Gore, Chew Z, Alvarez, Lus57, Cutrone, Russo, Farinacci, Pirone, Kenji, Zinni, Lenzi, Fast, poeta del nulla, Carpino, Sbordoni, Sabellico, Carletti, Drao, Noire, Leone, Mobydick, Pino Volpino, Giuliacci ed i Pat.

 

Appuntamento all'ingresso del parco in Piazza Santa Maria della Pietà.  Quota di partecipazione: euro 12 a persona, euro 5 per i minori di 18 anni, gratis sotto i 6 anni. Durata 1h e 30 circa. Per informazioni e prenotazioni chiamare il 3281640180, oppure scrivere a segreteria@romoloeremo.com, lasciando tutti i riferimenti per essere ricontattati; pagamento in loco alla guida, che sarà riconoscibile con un cartello Romolo e Remo

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