Nel quartiere portuense, sulla riva destra del fiume Tevere, sorge il complesso monumentale di Santa Passera, che nel corso dei secoli fu oggetto di numerose sovrapposizioni architettoniche, che ne hanno modificato la funzione originaria.

L’edificio più antico era un oratorio dedicato al culto dei martiri Ciro e Giovanni costruito agli inizi V secolo sui resti di un monumento funerario risalente alla seconda metà del II d.C.

Secondo la tradizione nel 407 i monaci Grimoaldo e Arnolfo si recarono a Roma per portare in salvo le salme di due martiri di Alessandria d’Egitto: il monaco e medico Ciro e il discepolo di questi, Giovanni di Edessa. Quando Grimoaldo e Arnolfo giunsero a destinazione furono ospitati nella dimora della ricca matrona romana Teodora alla quale i due martiri apparvero in sogno chiedendole di poter riposare nell’oratorio che ella aveva fatto erigere nell’antico mausoleo romano del II secolo. Così l’oratorio, in un primo tempo dedicato a Santa Prassede, si trasformò nel luogo di sepoltura di Ciro e Giovanni e nell’VIII secolo in una chiesetta, poi ampliata nel XIII secolo. 

 

 

 

L’intitolazione della chiesa deriva da una corruzione fonetica del titolo Abbàs Cyrus (Padre Ciro) in San Abbaciro che poi subì nei secoli la storpiatura in San Appacero, San Pacero, Santa Pacera e Santa Passera(questo il nome che compare in un documento del 1317). 

La chiesetta della santa che non esiste è a pianta rettangolare, con un’unica navata absidata e composta datre ambienti sovrapposti: la chiesa, la cripta corrispondente al precedente oratorio medievale e la tomba ipogea di epoca romana. 

 

 

L’edificio, seppur ubicato in una zona suburbana, ha conservato nei secoli un’importanza rilevante, come si evince dal ricco apparato decorativo composto da numerosi affreschi tra i quali spiccano quelli del catino absidale – oggi in parte perduti – divisi in due registi diversi e realizzati in due epoche differenti: quelli del registro superiore risalgono al Medioevo e rappresentano il Cristo trionfante tra le palme del martirio affiancato dai santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista; mentre in quelli del registro inferiore, databili al XIV secolo, ritroviamo la raffigurazione della Vergine Odighítria (che indica la strada) tra l’Arcangelo Michele alla sua destra e il Cristo Pantocratore in trono, tra S. Ciro e S. Giovanni, rappresentati come medici. All’estrema sinistra compaiono anche due figure di santi non presenti nell’iconografia orientale: S. Francesco con il saio e S. Giacomo. Particolarmente curiosa è la presenza di due raffigurazioni di dimensioni più piccole poste ai piedi dei due santi, nei quali è possibile riconoscere i committenti dell’opera. 

Nel 1608 nei sotterranei della chiesa furono condotti degli scavi volti a trovare le reliquie dei martiri che però ebbero esito negativo: furono rinvenute ossa umane che non poterono essere ricondotte con certezza a quelle dei due santi.  

 

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