Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio dal nome del paese d’origine della famiglia, nacque a Milano nel 1571 e all’età di tredici anni iniziò il suo apprendistato presso il pittore manierista Simone Peterzano.

A vent’anni, terminato l’apprendistato, l’artista si trasferì a Venezia per studiare da vicino i grandi capolavori di Giorgione, Tiziano e Tintoretto. Nel 1593 si recò a Roma ricevendo la prima formazione presso la bottega del Cavalier d’Arpino, dove si specializzò nelle nature morte delle quali veniva apprezzata la rappresentazione realistica degli elementi. 

Nella città eterna il pittore condusse una vita dissoluta tra osterie e quartieri malfamati che furono una grande fonte d’ispirazione per i ritratti di giovani che dipingeva senza l’utilizzo di disegni o schizzi, ma direttamente dai modelli. Fu proprio con uno di questi quadri, i Bari, che catturò l’attenzione del suo primo mecenate, il Cardinale del Monte, il quale riuscì a procurargli importanti incarichi presso le istituzioni religiose e a metterlo in contatto con importanti famiglie aristocratiche come i Giustiniani, i Barberini, i Borghese, i Massimo e i Mattei. Grazie all’influenza del Cardinale, Caravaggio ottenne la prima importante commissione pubblica per la Chiesa di San Luigi dei Francesi: i dipinti laterali della Cappella Contarelli raffiguranti la Vocazione di San Matteo e il Martirio di San Matteo, eseguiti tra il 1599 e il 1600. La fama dell’artista crebbe e fu chiamato dal monsignor Tiberio Cerasi per realizzare due dipinti che avrebbero decorato la cappella a lui dedicata nella Basilica di Santa Maria del Popolo e contemporaneamente il già citato Contarelli lo contattò per dipingere una terza tela per San Luigi dei Francesi, San Matteo e l’angelo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Merisi, pur conoscendo i gusti dei committenti, scelse soggetti popolari caratterizzati da un esasperato realismo che non soddisfò le aspettative dei committenti, tanto da far sì che le sue opere fossero tacciate di blasfemia, come accadde per La morte della Vergine del 1604, che avrebbe adornato la chiesa di Santa Maria della Scala, rifiutata per l’eccessiva crudezza della scena ma soprattutto perché la modella, scelta per realizzare il volto e il corpo Vergine Maria, era una prostituta annegata nel Tevere. 

Il successo e la fama dell’artista furono però adombrati dai continui guai con la legge: fu arrestato per porto abusivo di armi, per ingiurie, tentato omicidio e omicidio nel 1606 quando, durante una rissa nata durante una partita alla pallacorda, ferì mortalmente Ranuccio Tommasoni, rivale in amore e nel gioco. A seguito di questo evento fu costretto alla fuga per quattro anni, riparando prima a Napoli e poi a Malta dove fu insignito della nomina di Cavaliere dell’Ordine di Malta.

Ricercato per via di una rissa in cui venne coinvolto, Caravaggio fu nuovamente costretto a lasciare Malta,inseguito dagli emissari dei Cavalieri dell’Ordine. Dopo innumerevoli spostamenti nel 1610 salpa per fare ritorno a Roma.

Caravaggio morì sulla spiaggia di Porto Ercole il 18 luglio 1610 probabilmente in seguito ad un improvviso attacco di febbre malarica. 

Roma è la città che conserva il maggior numero di opere dell’artista, ben ventisei, disseminate non solo nelle chiese ma anche in musei e collezioni private: presso la Galleria Borghese, sono esposti due dei dodici dipinti originariamente posseduti dal Cardinale Scipione, nipote di papa Paolo V, noto estimatore di Caravaggio, tra i quali ricordiamo il Giovane con canestra di frutta e Autoritratto in veste di Bacco o Bacchino malato, dipinti giovanili eseguiti tra il 1595 e il 1596, Davide con la testa di Golia (1609-1610) e San Giovanni Battista (1610), opere fatte recapitare al pontefice per ottenere il perdono e poter fare ritorno a Roma. 

Altrettante testimonianze della maestria e del carattere rivoluzionario della pittura caravaggesca si trovano presso i Musei Vaticani (La deposizione di Cristo del 1602-1604), a Palazzo Barberini (Giuditta e Oloferne e Narciso entrambi datati al 1599) e alla Galleria Doria Pamphilj, dove sono custoditi il Riposo durante la fuga in Egitto e il San Giovanni Battista, raffigurato come un giovane nudo che abbraccia un ariete. 

Una copia identica del San Giovanni Battista è custodita nei Musei Capitolini, che espone anche La Buona ventura, un’opera presa a modello e copiata da molti caravaggeschi

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