Al terzo miglio dell’antica via Labicana (oggi via Casilina) l’imperatore Costantino fece erigere, tra il 315 e il 326 d.C., un mausoleo dedicato a conservare le spoglie della madre Elena Augusta, morta intorno al 329 d.C., e una Basilica in onore dei martiri Marcellino e Pietro, dando così inizio alla cristianizzazione monumentale del suburbio.

L’area in cui sorgeva il monumento corrispondeva a un possedimento imperiale noto, nel Liber Pontificalis,come “ad duas lauros” (cioè “ai due allori”, gli arbusti che per tradizione ornavano le dimore dell’imperatore), occupata già nella tarda età repubblicana da necropoli e tra il II e il III secolo d.C. dal cimitero degli equites singulares (la guardia a cavallo dell’imperatore), scelto anche dai cristiani per ospitare i corpi dei martiri delle ultime persecuzioni. 

Il Mausoleo era a pianta circolare, con un diametro superiore ai 20 metri, un’altezza che superava i 25 metri, ed era caratterizzato da due corpi sovrapposti: un basamento, oggi distrutto, costituito internamente da 8 nicchie rettangolari e semicircolari e da un tamburo di cui rimangono solo dei resti, sovrastato da una cupola(oggi non più visibile) riccamente decorata da mosaici.

 

 

 

La cupola rappresenta ancora oggi un valido esempio dell’abilità ingegneristica romana poiché presentava alla base due giri concentrici di anfore olearie iberiche, chiamate pignatte – da qui deriva il nome del quartiere Torpignattara – che avevano la funzione di alleggerire il peso ed evitare possibili crolli. 

L’opera più pregiata dell’edificio era il sarcofago in porfido egizio rosso scuro dove venne tumulata Elena, riccamente decorato con scene di battaglia, sicuramente più adatte a celebrare le gesta di un imperatore, le quali lasciano supporre che in origine il monumento fosse destinato a Costantino. 

Quando le reliquie della donna furono traslate nella chiesa dell’Aracoeli in Campidoglio il mausoleo venne completamente abbandonato e fu riscoperto solo alla fine del Cinquecento grazie alle ricerche dello studioso Antonio Bosio che ne indicò il luogo, ne ricostruì la planimetria e ne descrisse le decorazioni. 

Nel 1632 il Capitolo Lateranense, che era proprietario del monumento dal 1217, vi fece costruire la chiesa dei SS. Marcellino e Pietro che, dopo essere stata sconsacrata, venne adibita a polo museale. 

 

 

 

 

Poco distante sorgono le catacombe dedicate ai Santi Marcellino e Pietro – note anche come Catacombe di Sant’Elena – scavate tra il III e il IV secolo d.C. e riccamente decorate da affreschi raffiguranti episodi biblici, scene di convito e ritratti di atleti. 

L’area cimiteriale, che si estendeva su una superficie di 18.000 m², poteva accogliere fino a 15.000 tombe sotterranee, distribuite in circa 16 metri di profondità, alle quali se ne aggiungevano altre migliaia a livello del terreno. 

Nel XIX secolo, grazie ad una fortunata scoperta, furono riportati alla luce settori rimasti sconosciuti, alcuni dei quali conservavano resti di affreschi e scheletri di oltre 1200 persone, la cui morte era avvenuta presumibilmente tra la seconda metà del II e l’inizio del III secolo a causa della grave pestilenza avvenuta sotto Marco Aurelio o Commodo.

Appuntamento all'ingresso del sito in Via Casilina 641, il costo del servizio comprensivo di biglietti è di euro 15 a persona per gli adulti e 11 per i minori di 10 anni. Per info e prenotazioni scrivere a segreteria@romoloeremo.com o inviare un messaggio al 3281640180.

 

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