Il Circo Massimo, il più grande edificio per lo spettacolo di tutti i tempi, secondo la leggenda è collegato alle origini stesse di Roma: è qui che si consumò il Ratto delle Sabine, una tra le vicende più antiche della storia della città. Secondo la tradizione, Romolo, dopo aver fondato Roma diede ordine di stringere alleanze con i popoli vicini e di rapirne le donne così da popolare la nuova città. 

La storia di questo edificio affonda le radici nella sistemazione della Valle Murcia (l’ampia valle che si estendeva tra il colle Palatino e l’Aventino) ad opera della dinastia dei Tarquini, per poterla adibire a luogo dove organizzare le corse dei cavalli. Fu soltanto con Giulio Cesare, nel 46 a.C., che nell’area fu eretto un vero e proprio circo in muratura dando inizio alle gare agonistiche tanto amate dai Romani, insieme ai giochi gladiatori. Ben presto l’area del fondo valle fu anche teatro di manifestazioni legate alla vita politica, sociale e religiosa della città: manifestazioni trionfali, processioni e pubbliche esecuzioni.

 

 

 

Devastato più volte dal fuoco, il monumento venne restaurato la prima volta per volere di Augusto, il quale per decorare la spina vi aggiunse un obelisco proveniente dall’Egitto e risalente al regno di Ramses II – si trattava dell’obelisco flaminio trasferito da papa Sisto V in piazza del Popolo -; poi sotto gli imperatori Tiberio e Nerone, in seguito Tito fece erigere un arco al centro del lato corto curvilineo e infine, dopo un grande incendio sotto Domiziano, venne completamente ricostruito da Traiano nel 103 (è a questa epoca che risalgono i resti conservatisi).

Il Circo Massimo rimase in attività fino ai primi decenni del VI secolo per poi essere utilizzato come area agricola e a partire dal XIX secolo trasformato in sede degli impianti del Gazometro, di magazzini, manifatture, imprese artigianali e abitazioni.

Agli inizi del Novecento risalgono i primi lavori di liberazione dell’area dalle costruzioni che erano state via via erette ai quali sono seguite, negli anni Trenta, le grandi opere di scavo che hanno permesso di riportare alla luce buona parte dell’emiciclo e i resti dell’arco di Tito. 

Durante il regime fascista l’area fu ceduta interamente al Partito Nazionale Fascista che la utilizzò per i suoi eventi e anche per le grandi mostre che furono organizzate tra il 1937 e il 1940, dedicate al settore tessile, minerale e alle colonie estive. 

Ritornato ad essere un’area verde le strutture antiche del Circo furono sostanzialmente abbandonate. Nel 2016 si sono concluse le indagini archeologiche che hanno permesso di arricchire il quadro delle conoscenze sul monumento e i lavori di sistemazione dell'area ne consentono una lettura completa. 

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