Tra il Colle Palatino e le pendici dell’Esquilino, in piazza Santa Francesca Romana, si erge l’omonima chiesa portatrice di una movimentata storia che ha inizio nel 760 circa quando, per volere di papa Paolo I, venne edificata una chiesa dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo.

A distanza di pochi anni venne costruita, in una cella dell’adiacente Tempio di Venere, un’altra chiesa, ampliata nel corso del X secolo e chiamata Santa Maria Nova per distinguerla da Santa Maria Antiqua nel Foro Romano, alla quale venne presto affiancato un grande convento che nei secoli divenne sede di diversi ordini religiosi.

 

 

La chiesa pur conservando il nome originario di Santa Maria Nova, è conosciuta da tutti con quello di Santa Francesca Romana, dal nome di una giovane fedele che nel 1430 fondò, insieme ad un gruppo di donne, la congregazione delle Oblate con sede presso il monastero di Tor de’ Specchi. Nel 1440 la santa morì e le sue spoglie furono depositate presso la cripta dell’edificio sacro a lei dedicato.

Nel XVII secolo venne avviata una radicale campagna di restauro che trasformò l’aspetto originario dell’edificio, da medievale a barocco, di cui è un esempio la facciata in travertino realizzata da Carlo Lombardi nel 1615, strutturata su due ordini e aperta in basso dalle tre arcate di ordine tuscanico.

 

 

L’interno, a navata unica con cappelle laterali, risale alla metà del ‘600 e conserva importanti reperti artistici tra i quali è possibile menzionare un mosaico del 1160 raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi posto nel catino absidale ed un’immagine del 1100 circa, sempre della Madonna, che molti studiosi sostengono provenisse dalla Terra Santa, esposta sull’altare maggiore.

La sagrestia alla quale si accede dal transetto sinistro, ospita la Madonna Glycophilusa, una preziosa icona della metà del V secolo proveniente dalla chiesa di Santa Maria Antiqua. Al di là di una grata di ferro, sul transetto destro, si può scorgere un grande masso con due avvallamenti, che secondo la tradizione sono le impronte lasciate dalle ginocchia di San Pietro in occasione del volo di Simon Mago.

Il monumento funebre contenente la salma di Francesca Romana è opera del Bernini, mentre il gruppo scultoreo che la adorna risale alla metà dell’800.

 

 

Altrettanto straordinario è l’annesso monastero, originariamente una casa sita al centro dell’antico rione Campitelli, scelta dalle tredici oblate guidate da Francesca Romana.

Il nome di torre degli specchi può essere attribuito o alla forma rotonda delle finestre di una torre facente parte dell’abitazione o anche al nome degli attrezzi per la filatura e la cardatura della lana.

Il complesso, inaugurato nel 1433, fu arricchito da affreschi che decorano le quattro pareti della cappella detta «chiesa vecchia», disposti su due registri sovrapposti e opera di insigni pittori quali Antoniazzo Romano, Benozzo Gozzoli e Piero della Francesca.

L’attenzione del visitatore è immediatamente catturata dal riquadro centrale raffigurante Santa Francesca Romana con l’Angelo e San Benedetto ai lati della Madonna.

Il ciclo racconta le Storie della vita di Santa Francesca Romana e le scene riguardanti le visioni e i miracoli sono in tutto venticinque, ciascuna accompagnata da un’iscrizione in volgare romanesco che spiega il soggetto rappresentato. La disposizione segue questa sequenza: sulla parete d’altare, a sinistra, si trova l’oblazione che Santa Francesca Romana fa alla Vergine in Santa Maria Nova, seguono poi la comunione e la consacrazione della Santa per mano di San Pietro, l’incontro con il giovane dal braccio mozzato e infine il risanamento del piede di un giovane legnaiolo.

La parete a destra dell’altare ospita gli affreschi che narrano gli otto miracoli della Santa, disposti su due registri: si espone l’antefatto, il miracolato che ringrazia la Santa.

Sulla parete opposta le quattro visioni della Santa derivanti da una serie più antica di tavolette databili intorno al 1445. 

 

 

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