Nel Rione Esquilino sorge il cosiddetto Tempio di Minerva Medica, eretto nel IV secolo d.C. ed erroneamente identificato come un tempio di epoca romana per via di un equivoco: il ritrovamento di una statua di Minerva con il serpente, simbolo della medicina, proveniente dal Campo Marzio. 

Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che si trattasse del ninfeo degli Horti Liciniani, la maestosa residenza con giardini, di proprietà dell’imperatore Licinio, ma in realtà era un edificio composto da un’unica sala a pianta decagonale, identificabile come un padiglione di rappresentanza costruito sul luogo degli Horti Pallantiani e Epaphroditiani e utilizzato come sede di banchetti e ricevimenti. 

L’edificio è internamente caratterizzato da nicchie semicircolari al di sopra delle quali si aprono ampie finestre arcuate aventi una duplice funzione: fornire l’illuminazione naturale e alleggerire la mole della struttura. 

 

 

L’elemento che attrae l’attenzione è sicuramente la cupola emisferica in origine decorata da mosaici in pastavitrea di cui oggi restano solo alcuni lacerti. 

Nel V secolo, a causa del completo spopolamento della zona dell’Esquilino, l’edificio cadde in un profondo stato di abbandono fino al Rinascimento, quando fu oggetto dell’interesse di architetti quali Giuliano da Sangallo, Baldassarre Peruzzi e Palladio, che lo resero soggetto dei propri disegni e modello per alcuni progetti architettonici realizzati a Firenze. 

Nel 1828, dopo un lungo periodo di incuria, l’edificio fu vittima di spoliazioni e di crolli che lo trasformarono in un rudere.  Tra il 1878 e il 1879 l’area fu protagonista di importanti ritrovamenti di reperti archeologici, tra i quali figurano pezzi di statue che, una volta ricomposti, sono stati trasferiti presso i Musei Capitolini e conservati nel polo espositivo della Centrale Montemartini. Tra queste ricordiamo il Dioniso con pantera, una fanciulla seduta e i due magistrati raffigurati nell’atto di dare inizio alle corse con i carri, identificati come il senatore Quinto Aurelio Simmaco e suo figlio Memmio. Nel 1942 e nel 1967 il tempio fu oggetto di parziali restauri e campagne di studi che hanno condotto a interventi di consolidamento in vista di una futura apertura al pubblico. 

 

 

 

 

 

 

 

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