Nella piazzetta alle spalle di Campo de’ Fiori si incontra Palazzo Spada, costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro e divenuto celebre per la sua facciata e per la sua “galleria prospettica” realizzata da Francesco Borromini in corrispondenza del cortile realizzata nel 1653, su commissione del nuovo proprietario.

 

 

Al primo piano di questo edificio ha sede la Galleria Spada, dotata di quattro sale espositive che ospitano una nutrita collezione di pittura barocca, manierista e fiamminga, comprendente anche arredi, dipinti, sculture antiche e mobilio d’epoca, formatasi, nel corso del Seicento, per impulso dei cardinali Bernardino e Fabrizio Spada, nuovi proprietari del palazzo.

 

 

La collezione di dipinti era esposta a “incrostazione”, ovvero tappezzando l’intera parete senza intervalli tra un’opera e un’altra, mantenendo l’aspetto originario della quadreria.

Tra i capolavori si possono ammirare la Visitazione di Andrea del Sarto, la Santa Cecilia di Artemisia Gentileschi, il Ritratto del Cardinale Spada di Guercino, il San Girolamo di Guido Reni, il Ritratto di musico di Tiziano e tanti altri. 

Ciascun ambiente ha una propria denominazione: la prima è la Stanza dei Papi, così chiamata poiché ospita oltre cinquanta iscrizioni che illustrano la vita dei pontefici e caratterizzata dal soffitto interamente ricoperto di una tela azzurra; seguono poi la seconda sala decorata nella parte altra delle pareti da fregi realizzati da Perin del Vaga, la cosiddetta “Galleria del Cardinale”, progettata e rinnovata durante l’ampliamento seicentesco per accogliere la collezione del cardinale Bernardino Spada. La nuova decorazione si deve all’intervento del pittore romano Matteo Ricciolini il quale dipinse le pareti con le Allegorie dei Quattro Continenti, degli Elementi e delle Stagioni, finti bassorilievi con soggetti che simboleggiavano fortuna e alla ricchezza. 

Chiude il percorso espositivo la stanza dedicata alle opere di scuola caravaggesca.

La storia della galleria subisce un’interruzione negli anni Quaranta del secolo scorso quando, a causa dello scoppio della Seconda Guerra mondiale, viene chiusa per poi riaprire al pubblico nel 1951.

Fu Federico Zeri, direttore del museo, a recuperare le opere conservate in altre sedi a causa della dispersione consumatasi durante la Seconda Guerra mondiale cercando di ricreare l’aspetto originario degli ambienti. 

 

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