La chiesa di Santa Maria del Popolo, sita nell’omonima piazza, è uno degli edifici più simbolici di Roma, non solo dal punto di vista architettonico ma anche per gli straordinari capolavori che custodisce.

Secondo una leggenda nel luogo in cui sorge questo edificio sacro affondava le radici un pioppo che era cresciuto sopra la tomba dell’imperatore Nerone, il cui fantasma appariva ogni notte per spaventare il popolo. 

Nel 1099 papa Pasquale II dopo una visione in sogno della Vergine, che gli suggeriva di edificare un tempio in suo onore, decise di abbattere l’albero e di erigere una piccola cappella dedicata alla Madre di Dio accogliendo la richiesta avanzata dai romani di esorcizzare la zona. 

Leggenda a parte, la chiesa era stata costruita sul sepolcro dei Domizi per celebrare la liberazione del Santo Sepolcro da parte dei crociati. 

Nel XIII secolo all’edificio sacro fu annesso un convento affidato all’Ordine degli Agostiniani della Tuscia che si estendeva fino a metà dell’attuale piazza. 

Nel corso dei secoli il complesso religioso fu affidato a diversi ordini religiosi, nel 1250 e circa due secoli dopo a quello della Congregazione Lombarda, responsabile della trasformazione in stile lombardo. 

Nel 1472 la chiesa fu completamente ricostruita per volere di papa Sisto IV Della Rovere su disegno dell’architetto Baccio Pontelli e poi abbellita il secolo successivo per impulso di Papa Alessandro VII Chigi, il quale commissionò restauri al Bernini, il quale modificò in parte l’originale struttura rinascimentale. 

La facciata, rivestita con lastre di travertino, è impreziosita dal portale centrale, sormontato da un timpano triangolare all’interno del quale è situata una lunetta con la Madonna con Bambino di Andrea Bregno e lo stemma della Rovere collocato dal Bernini nel 1655 in occasione del rifacimento della chiesa. 

Tra il 1816 e il 1820 l’antico convento venne demolito per ricostruirne uno nuovo realizzato da Giuseppe Valadier e caratterizzato dal campanile quattrocentesco in laterizio e quattro pinnacoli angolari in stile tardo-gotico. 

L’interno, a croce latina, è suddiviso in tre navate su ciascuna delle quali si aprono quattro cappelle, tra le quali sono degne di nota la Cappella Chigi, disegnata da Raffaello per Agostino Chigi tra il 1513 e il 1514 e restaurata da Bernini tra il 1652 e il 1656; la Cappella Cerasi, con La crocifissione di San Pietro (1601) e La Conversione di San Paolo (1600-1601) di Caravaggio, commissionate all’artista dal cardinale Cerasi, allora tesoriere di papa Clemente VIII, e L'Assunzione della Vergine di Annibale Carracci.

Altri fiori all’occhiello della chiesa sono l’altare maggiore, realizzato per volere del cardinale Antonio Maria Sauli nel 1627, al quale si deve anche la decorazione dell’arco trionfale con la raffigurazione della leggenda della fondazione; e il coro absidato, a forma di conchiglia, ristrutturato da Bramante nel XVI secolo che custodisce i monumenti funebri dei cardinali Ascanio Sforza e Girolamo Basso Della Rovere, opera di Andrea Sansovino, e gli affreschi della volta e le vetrate, raffiguranti Episodi della vita di Maria e di Gesù, sono di Guillaume de Marcillat (1509).

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