Tra il II e il III miglio della Via Appia Antica sorge la Villa di Massenzio, una delle aree archeologiche più suggestive della campagna romana, edificata nel IV secolo, per scopi celebrativi, dall’imperatore Massenzio. 

Il complesso, di cui oggi possiamo ammirare solo i resti, era il risultato della trasformazione di un’antica villa rustica del I secolo a.C., alla quale seguirono degli interventi di adattamento in età giulio-claudia fino al completo rinnovamento ad opera di Erode Attico che la inglobò nella costruzione nota con il nome di Pago Triopio.  

La residenza imperiale voluta da Massenzio assecondando la natura orografica del territorio, era compostada tre edificiil palazzo, il circo e il mausoleo di famiglia, noto come Tomba di Romolo poiché vi fu deposto, forse per primo, il figlio Valerio Romolo, morto in tenera età

La villa sorgeva su un’altura appositamente adattata con un terrazzamento sostenuto da un criptoportico al di sopra del quale si trovava il palazzo vero e proprio, il cui fulcro era una grande aula absidata destinata alle pubbliche riunioni, alle udienze e alle cerimonie, che metteva in comunicazione, attraverso un lungo porticato affrescato, l’abitazione e il palco imperiale dell’anfiteatro. Da questa posizione si godeva della vista sul circo, posto in un affossamento naturale, e sulla tomba dinastica con l’ingresso rivolto verso l’Appia. 

 

 

Il circo, erroneamente creduto nel medioevo il circo di Caracalla, fu fatto erigere dall’imperatore Massenzio nel 311 in dimensioni monumentali – 513 m di lunghezza e 91 m di larghezza – e con al centro dieci vasche per abbeverare i cavalli e rinfrescare gli equipaggi durante la gara.  

Il mausoleo, dedicato al figlio dell’imperatore, morto nel 309 d.C., all’età di soli sette anni, era stato concepito come una tomba dinastica a due piani in forma di tempio somigliante al Pantheon (con corpo circolare e un pronao rettangolare): il piano inferiore ospitava la cripta per i sarcofagi, mentre al piano superiore era conservata la cella per il culto dell’imperatore divinizzato. 

A seguito della sconfitta di Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C. contro Costantino il Grande, l’enorme complesso fu gradualmente abbandonato e il fondo divenne di proprietà ecclesiastica entrando a far parte del Patrimonium Appiae. 

Tutta l’area passò poi ai Conti di Tuscolo, ai Cenci e infine ai Mattei ai quali si devono le prime campagne di scavo condotte nel XVI secolo. 

Nell’Ottocento l’area del circo e poi quella del mausoleo venne acquistata dai Torlonia e annessa alla vasta tenuta della Caffarella. Il principe Giovanni affidò all’archeologo Antonio Nibby l’incarico di avviare campagne di scavo che hanno avuto come esito la scoperta di preziose opere d’arte che entrarono a far parte della collezione privata del Palazzo di Borgo.

Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta il complesso massenziano fu nuovamente oggetto di campagne di scavo e interventi di restauro che da quel momento si susseguirono, con cadenza regolare, offrendo un contributo insostituibile per la conoscenza dell’evoluzione dell’impianto da villa suburbana a residenza imperiale.

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