A Roma troviamo spesso, affisse agli angoli dei palazzi antichi, delle edicole a muro comunemente chiamate madonnelle poiché la maggior parte di esse erano dedicate alla Madonna, ma tra le oltre cinquecento rimaste ve ne sono alcune raffiguranti altri soggetti sacri. Le immagini mariane superstiti risalgono per lo più al XVII-XIX secolo.

L’affissione di queste opere ai muri dei palazzi era un’usanza che affondava le radici nell’antica tradizione romana di costruire piccoli altari ai lares compilates, le divinità tutelari pagane protettrici degli incroci.

Dal Medioevo in poi alla funzione religiosa si unì quella pubblica, data dalla necessità di illuminare di notte quei vicoli che altrimenti sarebbero rimasti al buio. Iniziò così a diffondersi la pratica di porre sui cantoni dei palazzi e ai crocevia delle strade un lume davanti all’immagine della Madonna.

Una caratteristica particolare di questa tipologia di opere è l’estrema eterogeneità di materiali scelti per le immagini sacre (terracotta, mosaico, marmo e dipinto) inserite entro strutture a baldacchino o a forma di tempietto. Presso questi altarini, illuminati da candele e lanterne, i fedeli che risiedevano nei quartieri erano soliti appendere degli ex voto e portare dei fiori.

 

 

La più antica immagine votiva, nota come Imago Pontis, sita in via dei Coronari, risale al 1523, quando Alberto Serra da Monferrato affidò all’architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane l’incarico di costruire, all’angolo di un palazzo da lui acquistato, un’edicola in travertino che avrebbe ospitato una Incoronazione della Vergine realizzata da Perin del Vaga, menzionata da Giorgio Vasari nelle sue Vite per la straordinaria maestria del pittore.

Queste edicole sacre nel corso dei secoli furono protagoniste di tanti episodi di devozione e di miracoli e spesso furono trasferite dal loro sito originario per essere custodite nelle cappelle delle chiese più vicine, è questo il caso della Madonna della Lanterna, un tempo affissa alla base del campanile di San Giovanni Calibita.

 

 

Si narra che nel 1577, durante uno straripamento del Tevere, la piccola lanterna davanti all’immagine continuò ad emanare luce anche sott’acqua. Il prodigio più famoso si verificò però nel 1796 quando, alcune madonnelle per circa tre settimane iniziarono a muovere gli occhi. Nel luglio di quell’anno lo stato Pontificio era gravemente minacciato dalle truppe francesi e la popolazione, temendo un’invasione, subito interpretò l’evento come un presagio nefasto, poi confermato il biennio successivo dall’occupazione napoleonica.

Non mancarono poi vicende di duelli e sacrilegi ai danni delle immagini sacre che provocarono addirittura un cambio di intitolazione delle chiese o un conseguente evento prodigioso.

A tal proposito si racconta che la chiesa Sant’Andrea degli Acquaricciari fu rinominata Santa Maria della Pace perché dei giocatori d’azzardo in preda all’ira colpirono la madonnella che sanguinò e papa Sisto IV, scosso dall’accaduto, fece ricostruire interamente l’edificio ordinandone un cambio di nome.

Queste sono solo alcune delle storie che coinvolgono queste piccole edicole a muro.

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