La storia della chiesa di Sant’Isidoro Capo le Case, nel Rione Ludovisi, inizia nel 1621 nell’anno della beatificazione del santo, quando un gruppo di francescani spagnoli decise di realizzare a Roma un luogo dedicato alla loro vita comunitaria, affidandone i lavori all’architetto Antonio Felice Casoni. 

Alcuni anni dopo, il frate francescano di origini irlandesi, Luca Wadding, giunto a Roma per incontrare Paolo V Borghese, fu incaricato di occuparsi della chiesa – rimasta incompiuta – e del convento annesso. Qui fondò uno studentato per i frati suoi connazionali e grazie a generosi finanziamenti riuscì a ricostruire il complesso (chiesa e convento).

 

 

L’edificio sacro, riconosciuto ufficialmente con una bolla papale emanata da Urbano VIII nel 1625, fu consacrato nel 1686 e ultimato nel 1672. 

La facciata, realizzata da Carlo Francesco Bizzaccheri, fu completata in perfetto stile rococò nel 1704 e divisa da due ordini di paraste.

L’interno della chiesa è caratterizzato da una navata unica con volta a botte, nella quale è affrescata la Gloria di Sant’Isidoro di Charles Van Loo, e cappelli laterali, un transetto con cupola schiacciata e presbiterio ai cui lati si aprono due cappelle. 

 

 

 

Il vero capolavoro di questo luogo di culto è la cappella de Sylva, commissionata al Bernini da Rodrigo Lopez de Sylva, cavaliere portoghese dell’Ordine di San Giacomo. Qui è possibile ammirare opere del Maratta come la pala d’altare raffigurante l’Immacolata Concezione, i monumenti funebri della famiglia de Sylva e quattro Virtù, attribuite allo scultore fiorentino, mentre sull’altare maggiore spicca la pala con la Vergine con Bambino che appaiono a S. Isidoro di Andrea Sacchi. 

Curioso è l’aneddoto che riguarda le due Virtù che decorano la parete sinistra della cappella, la Carità e la Verità, dipinte dal Bernini con i seni scoperti e nell’atto di offrirli. Nel 1860 i sacerdoti, scandalizzati da queste raffigurazioni, fecero ricoprire le nudità con camicie di bronzo – rimosse durante un restauro del 2002 – che sembrano far parte dell’opera originale. 

Accanto alla chiesa è possibile ammirare il chiostro spagnolo, eretto nel 1622-1626 su disegno del Casoni e coperto nel 1948, e il chiostro di Wadding, decorato da affreschi risalenti al 1701-1706. 

Durante l’occupazione francese, nel 1809, una parte del convento venne requisita, mentre l’altra venne affittata ad un gruppo di artisti, noti come Nazareni, ai quali si deve il nome della via – via degli Artisti – dove sorge il complesso. 

 

 

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