I Ludi Romani o Ludi Magni erano giochi e spettacoli pubblici, dedicati a Giove, che si celebravano al Circo Massimo in occasione di ricorrenze solenni: feste degli dèi, commemorazioni di eventi sociali, trionfi e funerali di personaggi illustri.

Secondo la tradizione furono inseriti per la prima volta nel calendario romano nel 366 a.C. da Tarquinio Prisco per celebrare la conquista della città di Apiloae, mentre altri autori ne collocano l’origine alla vittoria sui Latini nella battaglia del Lago Regillo, nel 496 o 499 a.C. 

Questi cominciavano sempre con una processione che partiva dal Campidoglio e attraversava tutta la città fino al luogo dello spettacolo, alla quale partecipavano musicisti, ballerini, attori e artisti, guidati da colui che presiedeva i giochi e seguiti da tutti i cittadini rigorosamente distinti per classi di età.

I giochi si dividevano in due gruppi, ludi circenses e ludi scaenici: i primi si svolgevano in un circo o in un anfiteatro, mentre i secondi avevano luogo in teatro ed erano caratterizzati dalla scaena, una costruzione temporanea di tavole su cui gli attori recitavano tragedie greche, commedie, spettacoli di mimi e pantomimi. 

 

 

 

Accanto a questi ludi ve ne erano degli altri: i ludi saeculares che prevedevano, dopo le cerimonie di purificazione, di andare in processione e di compiere sacrifici rituali al Campo Marzio, c’erano poi i ludi circenses, ovvero corse dei carri e dei cavalli nel circo, i ludi gadiatorii o munera, combattimenti tra gladiatori. 

Altre tipologie di ludi erano le venationes, combattimenti dei gladiatori con animali feroci o spettacoli di cacce; le naumachie, gli spettacoli di battaglie navali; gli agones, gare di atletica e i certamina greca, gare di atletica o gare musicali e poetiche. 

La loro caratteristica principale era la cosiddetta “licentia”, una sorta di impunità di cui godevano i romani e che li autorizzava, nei giorni di festa, a prendersi gioco del generale portato in trionfo o il morto portato al rogo durante la processione. Anche questa libertà aveva però un limite, poiché sul palcoscenico era proibito deridere personaggi viventi. 

In età repubblicana giochi e spettacoli erano offerti da magistrati o sacerdoti ed erano strettamente legati alle feste rituali della religione romana. 

Trattandosi di feste particolarmente costose nel 161 a.C. il console Gaio Fannio Strabone varò una legge, nota come Lex Fannia, che imponeva come limite massimo di spesa di circa 100 assi per i pranzi organizzati in queste occasioni. 

 

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