Dal 26 novembre 2021 al 27 marzo 2022 le nuove sale a pian terreno di Palazzo Barberini ospiteranno la mostra “Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento”.

Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, nasce nel 1571 a Milano e si forma in Lombardia, nel laboratorio di Simone Peterzano, divenendo erede di una tradizione di realismo schietto e umano. La vita dell’artista è segnata da numerosi viaggi e eventi burrascosi: intorno al 1590 si trasferisce a Roma, specializzandosi, presso la bottega del Cavalier d’Arpino, nella pittura di frutta e fiori.

Durante il soggiorno romano il Merisi viene in contatto con ricchi e colti collezionisti per i quali porta a compimento straordinari capolavori. 

Sul finire del Cinquecento Caravaggio conosce il cardinal Francesco Maria del Monte, il quale diventerà suo grande mecenate facendo accrescere la sua fama all’interno dei più importanti salotti dell’alta nobiltà. Ai successi si affiancano guai legali, l’artista viene più volte arrestato per rissa e mancati pagamenti, ma l’episodio più grave di violenza si verifica la sera del 28 maggio 1606, quando a causa di una discussione durante una partita al gioco della pallacorda ferisce mortalmente Ranuccio Tommasoni, suo rivale non solo nel gioco della pallacorda ma anche in amore. Il Merisi, costretto alla fuga, si rifugia prima a Napoli aiutato dai Colonna, poi a Malta, dove sperava di poter diventare cavaliere dell’ordine così da ottenere l’immunità e infine giunge a Porto Ercole, dove morirà il 18 luglio 1610.

 

 

Artemisia, primogenita di Orazio Gentileschi e Prudenzia Montone, nasce a Roma nel 1593 e si forma come pittrice nello studio del padre, grande esponente del caravaggismo romano. L’apprendistato presso la bottega paterna termina nel 1612, a seguito di un processo, da lei intentato contro il suo maestro di prospettiva Agostino Tassi, per violenza sessuale. La causa si conclude con un nulla di fatto e, per intercessione paterna, Artemisia sposa il pittore fiorentino Pierantonio Stiattesi con il quale si trasferisce a Firenze. 

Gli anni fiorentini sono caratterizzati da prestigiosi riconoscimenti – Artemisia è la prima donna a poter frequentare l’Accademia delle arti del disegno – e da importanti commissioni da prestigiose famiglie, tra le quali spicca quella dei Medici. 

Ben presto la Gentileschi matura il proposito di lasciare la città toscana, a causa dei rapporti tesi con il marito e dei debiti da lui contratti, e di tornare a Roma, soggiornando per un breve periodo a Venezia.

Negli anni ’30 del Seicento approda a Napoli, dove entra in contatto con la committenza ecclesiastica, dipingendo tre tele per la cattedrale di Pozzuoli, e conosce il collezionista don Antonio Ruffo di Sicilia, suo mentore e committente. 

Nella città partenopea Artemisia rimane fino alla morte, avvenuta presumibilmente nel 1656, durante la devastante epidemia di peste. 

L’esposizione, organizzata in occasione del cinquantenario dall’acquisizione da parte dello Stato italiano e i settanta anni dalla riscoperta della celeberrima tela di Caravaggio Giuditta che decapita Oloferne – conservata nel museo – celebra la maestria di due grandi artisti del Seicento e, grazie ai capolavori esposti, provenienti dai musei di tutto il mondo – inclusa la Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi, custodita al Museo di Capodimonte a Napoli –, testimonia la grande influenza esercitata dalla pittura caravaggesca. 

Appuntamento all'ingresso del museo in Via delle Quattro Fontane 13, durata 1h e 30; costo visita guidata alla sola mostra euro 20 a persona per gli adulti, 15 per i minori di anni 18 comprensive di biglietto d'ingresso e noleggio auricolari. Per chi volesse visitare anche il palazzo il costo totale è di euro 35 a persona e la durata complessiva della visita è di 3 h. Per info e prenotazioni scrivere a segreteria@romoloeremo.com specificando la preferenza ed eventuali riduzioni. 

 

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