Le tre chiese oggetto di questa visita guidata sono collocate tra Esquilino e Viminale, e attraverso i loro mosaici potremo seguire la storia della pittura a Roma nei primi secoli del Medioevo.  

Le origini della Basilica di Santa Maria Maggiore si devono ad un evento miracoloso: la notte tra il 4 e il 5 agosto la Madonna comparve in sogno ad un gentiluomo romano, al quale ordinò di costruire una chiesa nel luogo preciso dove, il giorno seguente, sarebbe caduta la neve. Quella stessa notte la Madonna apparve in sogno anche a papa Liberio e gli disse di recarsi all’alba sul Colle Esquilino dove avrebbe trovato la neve.

La basilica, eretta durante il pontificato di Liberio (352-366), venne ricostruita e ristrutturata da  papa Sisto III (432-440 d.C.) che decise di dedicarla al culto della Madonna.

L’edificio subì a partire dal XII secolo numerosi rimaneggiamenti che ne modificarono l’assetto, ad iniziare da quelli effettuati durante il pontificato di Niccolò V, quando venne aggiunto il transetto e una nuova abside, decorata con mosaici realizzati da Jacopo Torriti. 

 

Nei secoli successivi le navate laterali furono ricoperte con volte e la navata centrale fu decorata da un soffitto a cassettoni. Tra il  XVI e il XVII secolo furono edificate importanti cappelle: la Cappella Sistina, commissionata da papa Sisto V, la Cappella Sforza, su disegno di Michelangelo Buonarroti e la Cappella Paolina, delle dimensioni di una piccola chiesa, per volere di papa Paolo V Borghese.

Gli ultimi interventi rilevanti risalgono al pontificato di Benedetto XIV, fautore del rifacimento della facciata principale della basilica, e agli anni 2000 con la realizzazione della Porta Santa, opera dello scultore Luigi Enzo Mattei.

La chiesa è suddivisa in tre navate, separate da 21 colonne di spoglio per ciascun lato. La navata centrale, sormontata da una copertura lignea con capriate a vista, venne decorata in età sistina da un ciclo di mosaici, collocati entro pannelli, raffiguranti storie veterotestamentarie, di cui rimangono solo 27 riquadri dei 42 originari. La serie delle storie bibliche è ciò che rimane di un’ampia decorazione musiva del V secolo, che in origine comprendeva il mosaico absidale poi sostituito nel XIII secolo da quello di Torriti.

L’originalità della serie delle storie veterotestamentarie consiste nella particolare vena narrativa delle stesse, in cui predomina l’elemento naturale e umano. È probabile che i mosaicisti si siano ispirati a manoscritti miniati per la rappresentazione del ciclo che rivela un’impronta classicheggiante.

Questo straordinario ciclo intendeva riaffermare la divinità del Cristo incarnato nella Vergine, così come propugnato e ribadito nel Concilio di Efeso del 431.

Il mosaico absidale fu rinnovato al tempo di Niccolò V (XIII secolo) che incaricò Jacopo Torriti di realizzare l’Incoronazione della Vergine. È evidente in quest’opera un certo arcaismo bizantino e la contemporanea influenza della decorazione eseguita dallo stesso in Santa Maria in Trastevere. Il colore dimostra riferimenti all’arte bizantina; il gusto del grandioso e i motivi ornamentali derivano dal classicismo paleocristiano, mentre la costruzione salda delle figure offre un parallelo pittorico alle sculture romane di Arnolfo di Cambio.

 

 

La chiesa di Santa Prassede, sorge sul luogo dove un tempo abitavano due sorelle,  Prassede e Pudenziana, entrambe ferventi cristiane, martirizzate nel IV secolo.

Essa segna, insieme ad altre basiliche a lei coeve, il ritorno allo schema spaziale delle chiese paleocristiane caratterizzate dalla presenza del transetto.

All’esterno la basilica è caratterizzata da una scalinata e un portico di accesso, mentre internamente è costituita da tre navate, un’abside e un transetto, che insieme alla cripta ricordano l’antica San Pietro.

Fu durante il pontificato di Pasquale I (817-824) che si assistette ad un revival della decorazione musiva, di cui offre un esempio il ciclo di mosaici qui conservati, collocati rispettivamente nel catino absidale, nella parte superiore del quale troviamo una rappresentazione di Cristo in piedi con un’aureola dorata, circondato da santi e da papa Pasquale I; nella parte inferiore sono raffigurati i tredici agnelli.

Nell’arco absidale, la cui iconografia fa riferimento ai capitoli 4 e 5 del libro dell’Apocalisse, campeggia al centro la figura di Cristo-Agnello seduto in trono, circondato da quattro angeli, dai simboli dei quattro evangelisti e in basso da ventiquattro vegliardi, tutti equamente distribuiti tra i due lati. La raffigurazione dell’arco trionfale è costituita da ventuno personaggi, tra i quali si riconosce il Cristo in posizione centrale, affiancato da due angeli, al di sotto dei quali si stagliano le figure di Maria e Giovanni Battista, a destra Santa Prassede, seguiti dalle raffigurazione dei dodici apostoli, disposti in due gruppi da sei. Infine nella volta del sacello di San Zenone possiamo ammirare il mosaico raffigurante Cristo in gloria, entro un medaglione sorretto da quattro angeli.

Le decorazioni a mosaico di questa chiesa si ispirano alla composizione dell’abside dei Santi Cosma e Damiano.

 

 

La Basilica di Santa Pudenziana fu costruita da Pio I sulla domus di Pudente, senatore romano che sarebbe stato convertito al cristianesimo dall’apostolo Pietro. La dimora di questi fu trasformata in un luogo di culto sfruttando le strutture di un edifico termale, come testimoniano i resti rinvenuti al di sotto della chiesa e prende il nome dalla figlia di Pudente, Pudenziana.

La basilica nel corso dei secoli è stata oggetto di numerosi interventi di restauro e ampliamenti, a partire dal rifacimento completo durante il pontificato di papa Siricio,

dalla riduzione ad aula unica con cappelle laterali nel XVI secolo, arrivando infine al 1870 con la ricostruzione della facciata e la realizzazione degli affreschi cinquecenteschi, ormai quasi del tutto scomparsi. 

Fiore all’occhiello di questo edificio sacro è il mosaico del catino absidale, realizzato tra la fine del IV secolo-inizi del V secolo. Vi è rappresentato Cristo in trono, contro lo sfondo del Golgota, raffigurato come un uomo maturo dalla lunga barba, con manto e tunica d’oro, circondato dagli apostoli – un tempo a figura intera – e  da due donne, le personificazioni delle due chiese – quella del popolo eletto (gli ebrei) e quella dei gentili – che incoronano rispettivamente Pietro e Paolo.

Una parte di questa straordinaria opera musiva fu distrutta nel XVI secolo: furono cancellati due apostoli e un agnello posto al di sotto di Cristo, mentre nel XIX secolo venne avviata una campagna rimosaicazione, ad opera di Vincenzo Camuccini, volta a sostituire ad affresco le tessere musive cadute, ricostruendo così l’aspetto originario.

Appuntamento davanti alla Basilica in Piazza di Santa Maria Maggiore, quota di partecipazione euro 13 adulti, euro 8 minori di 18 anni, gratis sotto i 6 anni. Per informazioni e prenotazioni chiamare il n. cell. 3281640180, oppure scrivere a segreteria@romoloeremo.com, lasciando tutti i riferimenti per essere ricontattati; pagamento in loco alla guida, che sarà riconoscibile con un cartello ROMOLO E REMO.

 

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