Michelangelo Buonarroti giunse a Roma per la prima volta nel 1496, chiamato dal cardinale Raffaele Sansoni Riario della Rovere e vi rimase fino al 1501. In questo periodo si dedicò al suo capolavoro giovanile, la famosa Pietà, oggi nella Basilica di San Pietro in Vaticano. L’opera fu commissionata all’artista dal cardinale francese Jean de Bilhéres de La Groslaye, che era ambasciatore di Carlo VIII di Valois presso la Santa Sede, con la finalità di abbellire il proprio sepolcro. L’opera, in purissimo marmo di Carrara, raffigura un Cristo tra le braccia della madre, nel momento subito dopo la rimozione dalla croce. La madre dolorosa, piange suo figlio e lo tiene tra le braccia come quando lo culla da piccolo. È un’opera ricca di pathos e dolcezza al tempo stesso, tenerezza conferita dal volto di Maria che Michelangelo raffigura nel pieno della giovinezza, restituendo all’opera un alto valore teologico e spirituale. 

 

 

L’artista appone la sua firma ben visibile sulla scultura MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT e questa è la sua unica opera autografata. Si dice, infatti, che girasse voce che non fosse stato lui l’autore, considerato troppo giovane per aver potuto creare un simile capolavoro e che fosse stata opera del milanese Cristoforo Solari. Così il Buonarroti scolpì, nottetempo la sua firma. Invitato da papa Giulio II della Rovere, da qui in poi l’artista lavorerà molto nella città eterna dove addirittura si spegnerà nel 1564, lasciando indelebili capolavori.

 

 

Tra le sculture, ricordiamo, ad esempio, il Cristo Risorto o della Minerva (1519–1520) nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva e la Tomba di Giulio II (1505-1542) nella Basilica di san Pietro in Vincoli. Tra le opere urbanistiche più note sono da citare il progetto della piazza del Campidoglio, il completamento della facciata di palazzo Farnese, la realizzazione dei lavori del tamburo della cupola di San Pietro In Vaticano. 

Ma il capolavoro assoluto dello scultore situato a Roma è di certo la Cappella Sistina, fatta costruire da Sisto IV, tra il 1475 ed il 1481, da progetto dell’architetto Baccio Pontelli su una struttura preesistente. Michelangelo ne affrescò con temi biblici la volta per volere di Giulio II e la controfacciata, su commissione di Clemente VII, col Giudizio Universale.

 

 

L’artista riversò le sue conoscenze sulla scultura nei corpi affrescati in Sistina. Essi, infatti, appaiono possenti nelle loro forme. Per le loro fattezze e la nudità ben in vista (che per l’artista avevano un valore morale ben definito) l’opera michelangiolesca fu assai criticata, tanto da meritare anche una successiva censura. Infatti, in seguito al Concilio di Trento, un suo allievo, Daniele Ricciarelli, noto come Daniele da Volterra, fu incaricato di coprire alcune delle nudità del maestro. Questo episodio lo fece passare alla storia con il soprannome di “Braghettone”. Una chicca per chi ama questo grande artista fiorentino è sapere che in piazza Venezia, sulla facciata del Palazzo delle Assicurazioni Generali, è apposta una targa che ricorda che lì visse il Buonarroti: “Qui era la casa consacrata dalla dimora e dalla morte del divino Michelangelo. SPQR 1871”.

 

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