A distanza di 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio gli spazi della Domus Aurea neroniana ospitano una suggestiva e inusuale mostra dedicata al pittore, volta alla riscoperta della pittura antica – della quale sono un esempio i lacerti di dipinti murali – e della decorazione a grottesche – le cui tracce sono visibili nelle Stanze di Achille a Sciro e di Ettore e Andromaca – riscoperti a fine Quattrocento nell’immenso palazzo.

Per la scelta dei soggetti da riprodurre mediante gli apparati multimediali e interattivi è stata accompagnata da ricerche tra le fonti letterarie antiche.

Il percorso espositivo ha inizio dalla cosiddetta Sala ottagona e si snoda in cinque ambienti limitrofi. Sulla cupola di questo straordinario spazio sono proiettate immagini astrologiche derivate dalle illustrazioni del globo presenti sulla statua dell’Atlante Farnese, la più antica raffigurazione delle costellazioni, ritrovata nel 1546 circa in un’area limitrofa alle terme di Caracalla.

Ai simboli delle costellazioni si alterna la proiezione di una caduta di petali di rosa che, come raccontava Svetonio, era un evento frequente durante i banchetti organizzati, in epoca romana, dall’imperatore Nerone. A tutto questo si accompagnano poi i suggestivi effetti di luce naturale che filtra dall’oculo centrale, ricreando il passaggio dal giorno alla notte.

Proseguendo si accede ad uno degli ambienti limitrofi, abitato da animali antropomorfi e altri dalle fattezze vegetali, motivi fitomorfi, arpie e strumenti musicali, vasi con perline, tutti motivi decorativi ricorrenti. È il visitatore stesso, non appena varca la soglia della sala, a illuminare, attraverso il proprio corpo, simulando le fiamme delle torce, l’apparato figurativo scoperto dagli artisti rinascimentali.

 

 

Segue poi la sala dedicata allo studio e alla reinterpretazione delle grottesche operata da Raffaello, il quale, coadiuvato da collaboratori e allievi, realizzò alla metà del secondo decennio del Cinquecento il primo studio approfondito di questi affreschi antichi. Vero capolavoro è la riproduzione della Stufetta del Bibbiena, il piccolo bagno privato di un appartamento cardinalizio, realizzato su disegno del pittore urbinate, la cui decorazione a motivi vegetali, durante la proiezione, viene ingrandita e rimpicciolita creando suggestivi effetti di scala.

Entrando nel terzo ambiente un video-racconto descrive la fortunata scoperta del Laocoonte, risalente al 1506, attraverso la riproduzione in gesso di questo gruppo scultoreo, si alternano, in loop, le immagini delle numerose copie e declinazioni che nel corso del tempo ne sono state fatte.

Nella quarta sala, una consolle interattiva invita lo spettatore ad esplorare numerosi luoghi del mondo che conservano decorazioni a grottesche realizzate in un arco cronologico che va dal Cinquecento all’Ottocento. Dagli Uffizi a Firenze, passando per il mantovano Palazzo Tè, fino alla Galleria di Francesco I a Fontainebleau e al Peinador de la Reina a Granada.

Il percorso si conclude con il quinto ambiente dedicato alle rivisitazioni moderne delle decorazioni a grottesche. All’interno di una semisfera è possibile ammirare scenografie animate da esseri mostruosi, i cui movimenti sono accompagnati da un sottofondo musicale fatto di suoni e rumori, canti di muse e magiche voci.

 

 

 

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