Francesco Castelli (ribattezzato Borromini, forse per la sua grande devozione a San Carlo Borromeo) è stato uno dei principali architetti operanti a Roma durante il XVII secolo assieme a Bernini, col quale è nota la competizione. 

Nato nel Canton Ticino, era figlio di un architetto, un certo Giovanni Domenico. Da piccolissimo suo padre lo mandò a Milano, presso la bottega dello scalpellino Andrea Biffi, presso il quale ebbe la prima formazione. 

Si recò a Roma nel 1619 e qui iniziò a collaborare con lo zio Carlo Maderno, architetto di fiducia di Paolo V Borghese, con il quale lavora al cantiere della Chiesa di Sant’Andrea della Valle e alla costruzione di Palazzo Barberini, progettando la celebre scala elicoidale, realizzata sul modello classico del Palazzo di Caprarola e una delle facciate.

All’indomani della morte del Maderno inizia il sodalizio con Bernini, insieme al quale collaborò alla realizzazione del Baldacchino di San Pietro, ma ben presto i rapporti tra i due si incrinarono e Borromini maturò la decisione di intraprendere una carriera autonoma. 

La prima opera interamente sua, risalente al 1634-1641, fu la realizzazione della chiesa e del convento di San Carlo alle Quattro Fontane, detta San Carlino per via delle ridotte dimensioni. 

Questo è il primo ma anche l’ultimo lavoro dell’architetto ticinese, che non volle essere retribuito. 

Il convento fu realizzato nell’arco di due anni e ampliato nel corso del XVIII secolo, mentre i lavori per la chiesa iniziarono qualche anno dopo e si protrassero anche dopo la consacrazione, avvenuta nel 1646.

Qui Borromini realizzò una facciata in travertino caratterizzata da superfici ondeggianti e arricchita dalle colonne, dal balcone e dal grande ovato sostenuto da angeli e da statue. L’elemento più sorprendente è sicuramente la pianta risultante dall’inserzione di un ottagono in un’ellisse. 

Alla fine degli anni Trenta del ‘600 l’architetto fu impegnato in altri ambiziosi lavori tra i quali si ricordano la progettazione dell’oratorio dei Filippini, nella quale incontrò numerosi ostacoli tecnici derivanti dalla collocazione dell’edificio accanto a Santa Maria in Vallicella, la chiesa dell’ordine, e le trasformazioni di Palazzo Spada e di Palazzo Falconieri. 

L’elezione al soglio pontificio di Innocenzo X Pamphilj, avvenuta nel 1644, rappresentò per Borromini l’inizio di un periodo di grande successo. Lavorò al palazzo della famiglia Pamphilj e alla chiesa di Santa Agnese a Piazza Navona anche se l’incarico più importante risale al 1646, quando il papa gli commissionò la realizzazione della chiesa di San Giovanni in Laterano, in vista del Giubileo del 1650. 

Nel 1657 Innocenzo X decise di esonerare l’architetto dai suoi incarichi per via dei dissapori sorti durante la costruzione della Chiesa di Sant’Agnese. Da qui in avanti un inesorabile declino di carriera colpì l’architetto Borromini. Nel 1667, infatti, si trafisse con una spada, ormai in preda alla depressione e alla solitudine, morendo poche ore più tardi dal tragico gesto.

Riposa nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini sempre a Roma. Tra i capolavori che lascia ai posteri nella bella città eterna è di certo di grande interesse la facciata del palazzo di Propaganda Fide, edificio per il quale operò su diversi fronti per un lungo periodo a partire dal 1646, la splendida galleria prospettica in palazzo Spada datata tra il 1652 ed il 1653, le decorazioni  della cappella della Trinità in  Santa Lucia in Selci, per cui lavorò tra il 1638 ed il 1639, la Cappella Spada in San Girolamo della Carità risalente al 1660 circa e ancora i lavori per la Cappella del Sacramento in San Paolo Fuori le mura del 1629, solo per ricordarne alcuni.

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