Tra le meraviglie della Roma antica, vi sono le cosiddette “Statue parlanti”.
Si tratta di antiche sculture per lo più di epoca romana, collocate nel centro della città storica e che, dal Cinquecento in avanti, fungevano da luogo di “dialogo e protesta” dei cittadini contro i poteri forti. Venivano infatti lasciati, nottetempo, messaggi affissi sulle sculture stesse, in cui chiunque, in maniera totalmente anonima, esprimeva il proprio malcontento. C’era il cittadino insoddisfatto che disapprovava i propri governanti, c’era chi inveiva contro il potere papale e chi tentava di screditare il proprio concorrente politico.
 
 
 
 
Queste statue, dalle storie davvero curiose e affascinanti, vennero poi battezzate con dei nomi ben specifici: Marforio, il Babuino, il Facchino, l’Abate Luigi, Madama Lucrezia ed il Pasquino da cui deriva il termine “pasquinata”, ossia il nome con cui vengono appellati i vari messaggi ed invettive. 
Il Marforio, ad esempio è un’imponente scultura raffigurante un uomo dalla fluente barba e dei lunghi capelli riccioluti. Egli è ricoperto da un ampio drappo e tiene in mano una conchiglia. Adagiato su un fianco al bordo di una vasca, raffigurerebbe un divinità marina o fluviale. Originariamente, secondo alcuni, era situato presso il Foro di Marte, dalla cui crasi delle due parole ne sarebbe derivato il nome. Altri ritengono che, nel Cinquecento, la statua fosse collocata presso il Carcere Mamertino. Nel Seicento, per volere di Innocenzo X, Marforio fu trasferito nel Palazzo Nuovo (oggi sede dei Musei Capitolini) in Campidoglio, ove ancora è fruibile.
 
Madama Lucrezia, possente mezzo busto femminile, invece, proverrebbe da un antico tempio dedicato alla dea Iside. Essa è situata in un angolo accanto a palazzo Venezia. Il nome deriverebbe da Lucrezia d’Alagno, amante del re di Napoli Alfonso V d’Aragona, che abitò nei pressi della statua e dalla vicenda umana assai particolare.
 
E poi Pasquino, rinvenuto nel 1501, durante i lavori di restauro del palazzo Orsini in piazza Navona, commissionati dal cardinale Oliverio Carafa al Borromini. Lo stesso cardinale si premurò di far installare l'antica statua, forse parte di un gruppo ellenistico raffigurante o Menelao col corpo di Patroclo oppure Aiace e Achille (III sec. a.C.) accanto al suo palazzo.
 
 
 
 
 
E poi ci sono l’Abate Luigi e il Facchino, rispettivamente situate nei pressi della Chiesa di Sant’Andrea della Valle e in Via Lata. Entrambe sono accomunate da una storia di somiglianza. L’abate Luigi fu così denominato per una presunta similitudine con un vero abate dell’epoca e il Facchino subì la deturpazione del viso, poiché la cittadinanza lo riteneva rassomigliante a Martin Lutero. La statua, unica non di epoca romana, poiché realizzata dallo scultore Jacopo Del Conte nel Cinquecento, rappresentava un uomo con una botte poiché legato alla Corporazione degli Acquaroli. Questi ultimi avevano la funzione di recuperare l’acqua che sgorgava dalla pubbliche fonti per poi rivenderla ai singoli cittadini che ne avessero avuto necessità.
A tutt’oggi la tradizione delle statua parlanti di Roma risulta ancora viva e di grande interesse.
 
Appuntamento in Piazza del Campidoglio, sotto la statua di Marco Aurelio. Quota di partecipazione euro 13 a persona per gli adulti, euro 6 per i minori, gratuito sotto i sei anni. 
Info e prenotazioni: 3281640180  Pagamento in loco alla guida, che avrà un cartello ROMOLO E REMO.

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