Alle origini di Roma, il Foro Romano si presenta come un fondovalle paludoso, racchiuso tra le pendici del Palatino e quelle del Campidoglio, percorso da un rigagnolo, il Velabrum, ed intriso di acquitrini. Gli abitanti dei villaggi capannicoli sulla sommità dei colli usano la sottostante valle per lo più come sepolcreto: un settore della necropoli protostorica (IX-VIII secolo a.C.), con tombe a fossa e a pozzetto, è stato infatti individuato e scavato nei pressi del tempio di Antonino e Faustina.
                                       


Solo con la dinastia regia dei Tarquinii, all'inizio del VI secolo a.C., si intraprendono quei lavori che saranno alla base della successiva fortuna della valle del foro come cuore della città: i re etruschi bonificano gli acquitrini incanalando le acque del Velabrum nel più antico condotto fognario della città, la cloaca maxima, quindi provvedono alla pavimentazione della piazza e a numerosi altri interventi, che faranno di quest'area il centro politico, religioso e amministrativo di Roma per tutta l'età repubblicana e fino agli inizi dell'età imperiale, quando il vecchio foro, ormai traboccante di templi, basiliche, monumenti pubblici ed edifici privati, e dunque non ulteriormente edificabile, verrà soppiantato dal complesso dei fori imperiali.

Il percorso.

All’ingresso del Foro Romano (entrando dal lato rivolto verso il Colosseo) si erge l’Arco di Tito, che il Senato dedicò dopo la conquista di Gerusalemme nella guerra giudaica (71 d.C.). Nel fornice centrale si possono ammirare bassorilievi di pregevole fattura: l’Imperatore sul carro di trionfo, ed il corteo degli ebrei prigionieri recanti il candelabro a sette bracci.

La gigantesca Basilica di Massenzio e Costantino è un edificio davvero impressionante. Fu iniziata da Massenzio e compiuta, dopo la sua sconfitta nella battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C., da Costantino. Alla Basilica di Massenzio sembra essersi ispirato il Bramante per la costruzione della nuova Basilica di San Pietro, ed è stata recentemente restaurata, portando alla luce tutto il lato posteriore. Il tempio di Antonino e Faustina è l’edificio meglio conservato del Foro. La perdita di Faustina amareggiò l’Imperatore al punto tale che spesso soleva dire avrebbe preferito vivere con lei nel deserto, piuttosto che in un ricco palazzo senza di lei. Dopo la sua morte, l’imperatore volle divinizzarla ed eresse il tempio in suo onore. Il tempio fu in seguito trasformato nella chiesa di San Lorenzo in Miranda.

Altri templi pagani del Foro Romano furono trasformati in chiese cristiane. La chiesa di SS. Cosma e Damiano nel 527 fu da papa Felice IV stabilita nel Templum Pacis, che l’imperatore Vespasiano aveva fatto erigere nel Forum Pacis. Il vestibolo sorge sul tempietto di Romolo, dedicato da Massenzio al figlioletto Romolo, morto prematuramente nel 309 d.C. Accanto al tempietto di Romolo possiamo osservare i resti della “necropoli arcaica” del foro, risalente al IX-VIII secolo a.C.

Il tempio di Vesta, di forma circolare, risale secondo la tradizione al re Numa Pompilio (VIII secolo a.C.) che vi depose il Palladium (l’immagine sacra di Minerva) ed altri oggetti sacri portati in Italia da Enea: dalla conservazione di essi dipendeva la sicurezza della città. Le Vestali avevano il compito di conservare il focolare sacro sempre acceso: erano sei giovinette scelte tra le migliori famiglie patrizie, godevano di privilegi speciali, ma se una di esse veniva meno al sacro voto di castità, veniva sepolta viva nel Campus Sceleratus. Le Vestali alloggiavano nella vicina Casa delle Vestali, ricostruita quasi interamente da Settimio Severo dopo un incendio nel 191 d.C.

Proseguendo lungo l’itinerario, il Tempio del Divo Giulio che Ottaviano Augusto volle erigere in memoria dello zio, fu iniziato nel 42 a.C. sul luogo dove fu bruciato il corpo di Gaio Giulio Cesare, e consacrato nel 29 a.C.

Il Tempio di Castore e Polluce fu invece eretto nel 484 a.C. per commemorare la vittoria di Aulo Postumio sui Latini, nella battaglia del lago Regillo. Le tre colonne superstiti e parte dell’architrave, in pregiato marmo pentelico, sono dell’epoca di Adriano (II secolo d.C.). I due gemelli divini, sui loro cavalli bianchi, apparvero durante la battaglia: essi corsero a Roma, abbeverarono i loro cavalli nella vicina Fonte di Giuturna, annunziarono ai Romani la loro vittoria, e scomparvero. Nelle tabernae alla base del podio erano gli uffici dei pesi e delle misure.
Santa Maria Antiqua

La Basilica Giulia, voluta da Gaio Giulio Cesare alla meta del I secolo a.C., era un grandioso edificio a cinque navate, divise in settori con tramezzi mobili, che permettevano lo svolgimento contemporaneo di più processi. Sui gradini sono ancora visibili rudimentali scacchiere incise sul marmo, piacevole passatempo per i Romani. La basilica fu oggetto di pesanti restauri nel 277 d.C.

Il Comizio, luogo dove i rappresentanti del popolo si radunavano per pubbliche adunanze, era anche il primitivo tribunale di Roma. Fu proprio qui che nei primi giorni della Repubblica Bruto condannò i suoi due figli, denunciati per avere favorito il ritorno dei Tarquinii. Cicerone, il grande oratore, pronunciò qui la seconda e la terza Catilinaria: fu qui che la testa del grande scrittore e filosofo fu esposta al pubblico dopo il suo assassinio.

Rostra, di cui è ancora visibile la piattaforma, furono eretti da Cesare nel 44 a.C., poco prima della sua uccisione. Così si chiamava la tribuna dalla quale gli oratori, condottieri o uomini politici, arringavano il popolo. Nell’epoca repubblicana la tribuna, che era originariamente di legno, era collocata vicino al Comizio. Nei pressi del Comizio fu scoperto nel 1899 il famoso Lapis Niger, che segnava il presunto luogo della sepoltura di Romolo. Si tratta di un cippo lapideo di epoca regia recante la più antica epigrafe in latino preletterario a noi pervenuta.

La Curia Senatus, sede del senato repubblicano, si erge in splendido stato di conservazione sulla piazza dell'antico comizio, accanto alla chiesa dei SS. Luca e Martina. La Curia fu riedificata da Giulio Cesare in sostituzione della più antica Curia Hostilia, posta poco più a nord e distrutta da un incendio; oggi la apprezziamo in una ricostruzione integrale di epoca dioclezianea.

La colonna di Foca è l’ultima memoria classica del Foro. All’inizio del VII secolo l’imperatore bizantino Foca concesse al papa Bonifacio IV di poter convertire il Pantheon in chiesa cristiana. I Romani in segno di riconoscenza eressero questa colonna onoraria collocandovi sulla sommità la statua dell’imperatore bizantino.

L’Arco di Settimio Severo, sovraccarico delle sue complesse decorazioni, lascia intravedere la decadenza dell’arte romana; fu eretto in onore di Settimio Severo e dei suoi due figli, Caracalla e Geta; quest’ultimo fu assassinato dal fratello nel 211 d.C., ed il suo nome a seguito della damnatio memoriae fu cancellato da tutti i monumenti, compreso l’arco.

L’itinerario del Foro Romano termina al Tempio di Saturno, eretto tra il 501 e il 498 a.C., utilizzato per tutta la storia di Roma come sede dell’erario; qui si conservavano anche i vessilli delle legioni e i decreti del senato. In una cella dei sotterranei erano conservati sacri tesori, come l’oro del riscatto dato a Brenno riconquistato dall’eroismo di Furio Camillo.

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