Dal mese di ottobre Roma si tingerà dei colori di Vincent Van Gogh con una grande retrospettiva a lui dedicata. La mostra a Palazzo Bonaparte ripercorrerà la carriera artistica e le vicende umane del pittoreolandese attraverso le sue opere più celebri (circa sessanta), tra le quali spicca il famosissimo Autoritratto del 1887, conservate presso il Kröller Müller Museum di Otterlo, sede di uno dei più ampi nuclei di quadri dell’artista esistenti al mondo. 

A fare da corredo agli straordinari capolavori sono letante testimonianze biografiche, come quelle contenute nelle lettere indirizzate al fratello Theo nei momenti più delicati della sua esistenza.

Vincent Van Gogh era nato a Zundert, un piccolo villaggio nella provincia del Brabante nei Paesi Bassi,il 30 marzo 1853, il primo di sei figli di un pastore protestante che gli impartisce un’educazione molto severa. 

Il giovane inizia ben presto ad eseguire i primi disegni e terminati gli studi, con scarsi risultati, ottiene un lavoro presso la succursale della casa d’arte parigina Goupil & Cie, prima a L’Aia, poi a Londra dal 1873 al 1875.

Il maggio 1875 segna un anno di svolta per l’artista che viene trasferito a Parigi, dove ha modo di scoprire e studiare la pittura impressionista, approfondendo l’interesse per l’arte e le stampe giapponesi. 

Nel 1877, congedatosi dalla Goupil & Cie perché scontento dell’impiego e tediato da stati d’animo altalenanti, trova lavoro come insegnate di lingue e predicatore laico in Inghilterra, maturando l’idea di tentare gli studi teologici in una scuola di Amsterdam.

 

 

Tuttavia, anche questa esperienza si interruppe e in piena crisi spirituale scrive commoventi lettere al fratello che arriva a consigliargli di concentrarsi maggiormente sulla pratica pittorica. Quello fu un punto di svolta della sua vita, in cui si convinse di poter servire Dio anche come artista.

Nel biennio 1880-1881 torna a L’Aia, prende lezioni di pittura e disegno con l’artista Anton Mauve e dedicandosi con maggiore assiduità all’arte si sposta per i Paesi Bassi, facendo poi ritorno a casa della famiglia che nel frattempo risiedeva a Nuenen e grazie all’aiuto offertogli dai genitori riesce a produrre quasi duecento quadri, aventi come protagonisti i lavoratori e i contadini nei campi, e numerosissimi acquerelli e disegni. 

Nel 1885 è di nuovo a Parigi dove raggiunge l’amorevole fratello Theo, entra in contatto con pittori come Toulouse Lautrec e Gauguin e, maturando l’idea di formare un gruppo impressionista autonomo si sposta ad Arles dove spera di convincerli ad unirsi a lui entrando a far parte di una comunità di lavoro che chiama “Lo studio del Sud”. 

Gauguin lo raggiunge, ma dopo due anni di lavoro a stretto contatto i rapporti si deteriorano e alla Vigilia di Natale del 1888 Van Gogh compie l’insano gesto di tagliare la metà inferiore del suo orecchio sinistro. Alla fine di aprile del 1889 si ricovera volontariamente in manicomio trascorrendo lì un anno a dipingere, arrivando a completare ben 150 dipinti e disegni.

Vincent trascorre gli ultimi mesi della sua vita ad Auvers-sur-Oise, un villaggio di artisti vicino a Parigi. Ben presto però subisce una ricaduta e muore il 29 luglio del 1890 per una ferita da arma da fuoco autoinflitta accidentalmente.

 

Appuntamento all'ingresso del palazzo a Piazza Venezia n°5 , quota di partecipazione per gli adulti euro 32,00 tutto incluso, minori di anni 18 euro 22,00 tutto incluso. Durata della visita 1h e 30 minuti, le prenotazioni avvengono solo tramite mail scrivendo a: segreteria@romoloeremo.com.

 

 

 

 

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