Roma, come tante altre grandi città del mondo antico, ebbe una religione politeista, con numerosi dei che personificavano i fenomeni naturali. 

Le pratiche religiose consistevano essenzialmente in riti destinati ad attirare i favori delle divinità o ad allontanarne l’ira e prevedevano il sacrificio di animali domestici. 

Queste divinità, legate al mondo della natura, presentano elementi comuni con le religioni dei popoli di origine indoeuropea, un impatto decisivo si ebbe con la conquista della Grecia e il crescente influsso della cultura ellenica. 

Furono allora individuati i dodici “dei gemelli” greco-romani, cui venne attribuita una perfetta comunanza di caratteri. Prime fra tutte, le tre divinità che costituivano la “triade capitolina”, Giove (Zeus greco), Giunone (Hera) e Minerva (Atena), cui si aggiungevano Marte (Ares), Febo (Apollo), Venere (Afrodite), Diana (Artemide), Nettuno (Poseidone), Bacco (Dioniso), Mercurio (Hermes), Vulcano (Efesto), Cerere (Demetra).

Fu solo in età imperiale che le cerimonie religiose accentuarono i loro caratteri politici, grazie alla divinizzazione degli imperatori e all’introduzione di una serie di nuovi culti orientali, fra i quali ricondiamo il mitraismo. Su questo, però, ebbe la meglio il cristianesimo, fino alla sua definitiva vittoria con l’editto di Milano, emanato da Costantino e Licinio nel 313, grazie al quale era concessa a tutti i cittadini, compresi i cristiani, la libertà di venerare le proprie divinità. 

 

 

Restò sempre intatto il culto romano dei Lari e dei Penati: i primi sono gli antenati, protettori della famiglia, rappresentati all’ingresso della domus da statuette custodite in un’apposita edicola detta larario e i Penati, che erano anch’essi spiriti protettori. 

Tra i templi più importanti e antichi vi è quello di Vesta, di piccole dimensioni e rotondo, che si ergeva nella parte orientale del Foro romano, accanto alla Regia e alla Casa delle Vestali. 

Alle Vestali, vergini consacrate al culto di Vesta, era affidato il compito di mantenere vivo il fuoco sacro della dea e di officiarne il culto. Queste giovani, sorteggiate all’interno di un gruppo di 20 bambine, di età compresa tra i 6 o 10 anni, provenivano principalmente da famiglie patrizie e una volta scelte – originariamente quattro, poi il numero fu aumentato a sei – restavano in carica fino a trent’anni, beneficiando di una condizione di prestigio e diritti politici e ricevendo tributi pecuniari e onorifici. 

Nel Foro Romano, accanto al Tempio di Vesta ne sorgevano altri dedicati alle divinità come quello di Giove Statore, di Venere e Roma, della Concordia, il tempio di Giano e di Saturno, ai quali si aggiungono quelli dedicati agli imperatori.

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