Nella zona meridionale del Campo Marzio, tra il Tevere e il Campidoglio sorge il Teatro di Marcello, nell’area che la tradizione aveva consacrato alle rappresentazioni sceniche come testimoniava il Theatrum et proscenium ad Apollinis, connesso al tempio di Apollo. 

Questo edificio, il più antico giunto fino a noi, fu costruito per volere di Giulio Cesare, il quale si appropriò di un ampio spazio, demolendo importanti monumenti come il Tempio della Pietà, attirando su di sé molte critiche.

Tra il 13 e l’11 a.C. Augusto riprese i lavori di costruzione, dedicando il complesso al nipote ed erede Marco Claudio Marcello, morto a poco più di vent’anni, celebrato e rimpianto da Virgilio.

Per portare a termine il suo ambizioso progetto l’imperatore fece spostare o riedificare gli edifici sacri circostanti, come i templi di Apollo e di Bellona.

Il primo restauro della scena venne condotto per volere di Vespasiano ma ve ne furono degli altri anche durante il regno di Alessandro Severo.

 

 

Durante il Medioevo il complesso fu trasformato in un castello fortificato, prima di proprietà della famiglia Pierleoni, poi dei Baffo e infine dei Savelli, i quali commissionarono a Baldassarre Peruzzi la realizzazione del palazzo sopra le arcate. Dal XVIII secolo fino agli anni Trenta fece parte dei possedimenti romani degli Orsini.

Dal punto di vista architettonico il complesso, che poteva ospitare fino a 20.000 spettatori, era costituito da tre ambienti: una cavea semicircolare che poggiava su un’intelaiatura di muri curvilinei in blocchi di tufo, laterizio e in opus reticulatum, l’orchestra, dedicata al coro e alle danze, e infine la scena, costruita in pietra e decorata da nicchie, colonne e statue di marmi bianchi e colorati.

All’esterno la facciata in travertino era suddivisa in tre ordini, i due inferiori con arcate a semicolonne doriche e quello superiore con colonne ioniche.

Il teatro era poi coperto con un velario e la perfetta acustica era garantita, come riportato dalle fonti, dalla presenza di 36 vasi bronzei.

Questo edificio, che servì da modello per la costruzione del Colosseo, segnò un passaggio fondamentale nell’evoluzione del teatro romano – a differenza di quello greco, non sorgeva su pendii collinari, ma in piano e non era vincolato da alcuna esigenza topografica – e ispirò la realizzazione di ogni teatro e anfiteatro romano futuro. 

 

 

Accanto a questo straordinario complesso sorgono i resti di importanti edifici sacri, venuti alla luce tra il 1937 e il 1940 durante una campagna di demolizioni nella parte settentrionale dell’area. I resti rinvenuti appartenevano al Tempio di Apollo Sosiano e di un altro che fu solo in seguito riconosciuto come tempio di Bellona, entrambi inglobati nel corso dei secoli all’interno di più nuclei abitativi e di botteghe.

Il primo, eretto in una zona denominata Prata Flaminia e votato nel 433 a.C. per far cessare un’epidemia di peste, venne dedicato ad Apollo Medico, divinità benefica e salutare.

Di questo edificio, il primo ad essere eretto nell’area, resta parte della platea in blocchi di tufo e tre colonne in marmo con capitelli corinzi che sorreggono un frammento di trabeazione decorato con motivi a bucrani e rami di olivo. Il santuario subì due importanti interventi di restauro, uno nel 353 a.C. e l’altro nel 179 a.C. quando fu munito di una struttura dedicate alle rappresentazioni sceniche.

In età augustea l’edificio subì un completo rifacimento ad opera di Gaius Sosius, luogotenente di Cesare, grazie al quale prese il nome di Sosiano.

Il tempio di Bellona, consacrato nel 296 a.C. e rifatto in età augustea, fu demolito nel corso del Medioevo e i suoi marmi distrutti. Oggi è visibile solo il nucleo del podio e alcuni frammenti della decorazione architettonica.  

Appuntamento davanti al Teatro di Marcello durata 1 h e 30. Quota di partecipazione per il servizio guida euro 12 a persona, euro 6 per min. di 18 anni, gratis sotto 6 anni. Per informazioni e prenotazioni chiamare i nn. 0692939974; cell. 3281640180, o scrivere a segreteria@romoloeremo.com. Pagamento in loco, alla guida, che sarà riconoscibile con un cartello ROMOLO E REMO.

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