È noto come la figura femminile abbia sempre ispirato gli artisti nelle loro opere, sia in ambito sacro che profano. Essa, nel corso del tempo, ha però rivestito ruoli e soprattutto caratteristiche differenti che l’hanno inserita in contesti culturali ed estetici ben precisi. Per poter comprendere questo interessante percorso, è possibile osservare alcune donne raffigurate in opere d’arte conservate a Roma e ricostruirne le peculiarità. Nel mondo romano, ad esempio, la donna, soprattutto in Età Imperiale, era da considerarsi generosa nelle forme, elegante nel vestire, truccata e riccamente ingioiellata. A darci notizia di queste usanze, sono stati molti autori del tempo come Plinio il Vecchio, Ovidio, Marziale e altri.

A caratterizzare l’estetica femminile dell’epoca, erano anche complicate e ricercate acconciature, come quelle che oggi sono visibili in alcuni busti o immagini giunti sino a noi. Un esempio molto interessante è il noto Busto Fonseca, di età flavia e custodito presso i Musei Capitolini.

 

 

La donna medievale è caratterizzata da una carnagione pallidissima, spesso ottenuta anche con l’uso della cosmesi, così come anche le mani, collo sottile e forme non troppo generose. I capelli erano raccolti in lunghe trecce e ricchi di ornamenti, soprattutto nei ceti più importanti. Alcune di queste caratteristiche vengono conservate dai canoni estetici del Rinascimento che, oltre alla pelle candidissima, portavano capigliature folte e curatissime. Come sottolinea Agnolo da Firenzuola, autore di un trattato sulla bellezza femminile,  le donne dovevano avere anche capelli di un biondo caldo, occhi grandi, bocca piccola e carnosa, seno delicato. A questo proposito basta fare una vista alla Galleria Borghese, per ammirare l’opera di un artista che fece delle donne uno dei suoi punti saldi e cioè Raffaello Sanzio, con famosa Dama con liocorno, databile tra il 1505 ed il 1506.

 

 

Nel Seicento l’immagine femminile riconferma l’ideale rinascimentale e la generosità del corpo femminile è posta in evidenza dal naturalismo caravaggesco e dalla esagerazione decorativa tipica del periodo. A testimoniare ciò, ad esempio, per quel riguarda l’idea di naturalismo, La Madonna dei Palafrenieri presso la Galleria Borghese, in cui la bellezza prorompente della modella, una nota prostituta di Roma, insieme ad altri fattori di stampo teologico, constò al pittore il rifiuto dell’opera.

 Si ritorna all’edonismo estetico più classico nel Settecento con l’avvento del Neoclassicismo e del Rococò, in cui le donne sono raffigurate nella loro fulgida bellezza e nello sfarzo, anche perché la ritrattistica ha un ruolo molto importante in questo periodo. È nell’Ottocento che la bellezza femminile diventa raffinata ed elegante, delicata e dolce. Emblema di questo tipo di bellezza è l’opera Sogni, datata 1896, del grande pittore Vittorio Corcos e oggi conservato presso La GNAM.

 

 

La donna moderna, quella che rappresenta la nuova era del progresso industriale, cha va verso una sua emancipazione alleggerisce e riduce le lunghezze dei pesanti abiti, elimina i corsetti,  la crinolina, accorcia i capelli, accende le labbra di rosso, con la caratteristica forma a cuore, mantiene la carnagione eterea, come accade negli anni Venti con le famose Flapper Girls ad esempio, e si avvia verso quella che sarà la donna dei tempi attuali.  A testimoniare questo percorso lo splendido dipinto di Amedeo Bocchi, datato 1919, dal titolo Nel Parco e conservato anch’esso presso la GNAM.

 

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